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Simon Wiesenthal, il Cacciatore di Nazisti


Simon Wiesenthal, conosciuto ai più come il “Cacciatore di Nazisti”, è forse una delle figure giudicate più controverse dalla storia contemporanea.
Da sempre quando si discute riguardo questo personaggio, le correnti di pensiero sono diverse ed in contrasto tra loro: giustiziere oscuro, impostore,millantatore, eroe. Ma chi era davvero Wiesenthal?
Un'ombra. Un fantasma che segue un ricordo, con un grande senso di rettitudine ed illuminato da essa oppure, semplicemente, un uomo ossessionato dalla vendetta?
Wiesenthal nasce in Polonia (oggi territorio Ucraino) nel dicembre 1908. Fin dal momento in cui si affacciò alla vita, il nostro fu perseguitato dalle sue origini ebree: rifiutato dall'Università di Lwòw,   fu costretto a laurearsi a Praga; dopo il patto Molotov-Ribbentrop del 1939 e la conseguente spartizione della Polonia, Wiesenthal abbandonò la sua professione di Ingegnere Civile per evitare la deportazione in Siberia. Nel passaggio da Polonia a URSS Wiesenthal perderà il patrigno ed il fratellastro, uccisi dall'NKVD, antenata del KGB.
Ma il peggio era dietro l'angolo: dopo l'inizio dell'Operazione Barbarossa, Wiesenthal fu catturato dai tedeschi nel 1941 e costretto alla deportazione in ben tredici campi di concentramento; la moglie, Cyla Mueller, riuscì ad evitare il calvario nascondendo la sua identità con dei documenti falsi forniti dalla resistenza polacca, in cambio delle mappe ferroviarie disegnate dallo stesso Wiesenthal.
Ed è proprio in un campo di concentramento, quello di Mauthausen-Gusen, che viene liberato il 5 maggio del 1945: pesava ben 47 kg, la sua famiglia, esclusa la moglie come già detto, era stata completamente sterminata.
Due anni dopo, nel 1947, Wiesenthal è tra i fondatori del Centro di Documentazione Ebraica, aperto con altri trenta volontari ed appoggiato dall'OSS, progenitrice della C.I.A. .
Lo scopo è semplice: prenderli tutti. Il processo di Norimberga, nel quale Wiesenthal aveva avuto un ruolo fondamentale, quello di fornitore di prove e documenti, non era riuscito a giustiziare tutti i criminali di guerra.
Così si mette a lavoro: inizia a spulciare gli enormi archivi del terzo Reich, o almeno ciò che ne rimaneva; iniziano a venir fuori i primi nomi, Adolf Eichmann su tutti: l'organizzatore del traffico umano degli ebrei verso i campi di concentramento nazisti, il responsabile logistico della “soluzione finale”.
Ma ormai il mondo era cambiato e Wiesenthal iniziava a diventare scomodo per le due superpotenze,USA ed URSS che si contendevano il ruolo di nazione più influente del pianeta.
Infatti molti criminali di guerra collaboravano attivamente con le due nazioni; dunque Simon non era altro che un relitto di un mondo che era destinato a scomparire.
Ma non fu questo ad abbatterlo: quando nel 1954 chiuse il Centro per mancanza di fondi e personale, ritrovandosi solo, il futuro “Cacciatore di Nazisti” compì due mosse strategiche: inviò anni ed anni di lavoro allo Yad Vashem, l'ente ebraico che si occupava della Shoah, tenendo per sé i rapporti su Eichmann.
Dunque iniziò la doppia vita di Wiesenthal: di giorno aiutante delle persone rimaste colpite in modo irreversibile dalla II Guerra Mondiale, di notte investigatore pronto a trovare ogni carnefice nazista.
Quest'opera di ricerca notturna lo portò, nel 1959, alla scoperta dell'ubicazione di Ricardo Kleber,  che altri non era che Eichmann: viveva in Argentina con la moglie.
Infatti per Wiesenthal fu semplice contattare il Mossad (servizi segreti israeliani) ed essere creduto: i documenti forniti ad Israele solo cinque anni prima erano serviti alla cattura di altri criminali di guerra.
Nel giro di un anno dalla “soffiata”, il Mossad riuscì ad organizzare un'operazione di recupero:  Eichmann venne processato in Israele e condannato a morte nel 1961.
Questa cattura servì come slancio per l'attività di “Cacciatore”, infatti riaprì il suo Centro, stavolta finanziato da Israele, con una nuova sfida.
Dopo quasi vent'anni dalla fine della Guerra erano in molti, di correnti destrorse, ad attuare un revisionismo storico che voleva ridimensionare il Nazismo; tra le altre cose consideravano il libro-testimonianza di Anna Frank un falso.
Ed ecco che Wiesenthal inizia le sue ricerche: rintraccia la SS che catturò Anna, Karl Josef Silberbauer; dopo aver passato ben due anni a contattare ogni austriaco con tale cognome, lo trovò a Vienna nell'Ottobre 1963.
La confessione, di forte impatto mediatico, permise di attestare la validità del “Diario”: Silberbauer non venne accusato di alcun crimine perchè l'arresto avvenne sotto ordine del comando nazista e,  come testimoniato dal padre di Anna, Otto, si comportò in modo umano e pietoso.
Wiesenthal aveva permesso nuovamente alla verità di imporsi.
Ma ecco che si profilava una nuova caccia, questa volta nella città che gli aveva dato i natali ed aveva tolto la vita ad i suoi familiari: Lwòw. Individuò qui ben nove su sedici nazisti che furono poi processati in Germania Ovest.
Wiesenthal ha contribuito alla cattura di ben 1100 criminali di guerra nazisti, tra cui anche Franz Stangl, comandante dei campi di concentramento di Trebinka e Sobibor, ed Hermine Braunsteiner-Ryan, una casalinga che durante la guerra aveva supervisionato all'uccisione di centinaia di bambini.
Nel 1982 Wiesenthal fu vittima di un attentato: alcuni fanatici neonazisti fecero esplodere una bomba vicino alla sua abitazione.
Trascorse gli ultimi anni muovendo dure critiche verso il Partito Socialista Austriaco, pieno,  secondo il Cacciatore, di criminali di guerra.
Nel 2003 si ritirò ufficialmente dalla scena politica, giudicando concluso il suo lavoro; gli peserà però non essere riuscito a catturare il medico degli orrori nazista Mengele e Alois Brunner, braccio destro di Eichmann.
Si è spento nel 2005, e la sua salma è conservata in Israele.
Wiesenthal, ovviamente, fu spesso oggetto di critica: le più crude arrivarono dall'ex direttore del Mossad Harel, che lo accusò di aver ostacolato la cattura di Mengele perchè accecato dalla vendetta; altri di aver inventato il numero delle cifre dei morti ebrei durante l'Olocausto; altri ancora di aver ampliato i suoi meriti nella cattura di Eichmann.
Quali fossero i motivi della sua voglia di prendere i nazisti, forse non li scopriremo mai: se per vendetta, come vogliono i suoi detrattori, o per giustizia, come vogliono i suoi sostenitori, se per gloria o per semplice attaccamento ai valori della vita, che sempre da e mai prende, è chiaro che Wiesenthal, con la sua voglia di dare un processo a chi lo meritava per i suoi crimini atroci, ha reso la nostra società più equa.

Alfredo Amedeo Savy