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Filosofia e Nazismo


Ideali e concetti filosofici furono ampiamente utilizzati dalla propaganda nazista per spronare gli animi dei tedeschi e dare così valore solenne al movimento nazista.
Già nella Repubblica di Platone i fautori del Terzo Reich scorgevano un modello politico radicato su dottrine analoghe (o per lo meno vicine) a quelle nazifasciste, come, per esempio, la struttura gerarchica della società divisa nelle classi aurea, argentea e bronzea (che richiamavano le distinzioni tra razza ariana e semita), il culto dei capi, la purezza del sangue, la sanità della razza.
Emblematico il fatto che taluni ufficiali nazisti portassero la Repubblica nello zaino. Questo testimonia il successo del tentativo nazista di "recuperare" propagandisticamente Platone alle proprie idee.
E Fichte? I suoi Discorsi alla nazione tedesca, esaltando i tedeschi come l'incarnazione dell'Urvolk, popolo integro e puro, hanno costituito un testo-chiave dello sciovinismo germanico, che ha trasformato la fichtiana supremazia spirituale in una supremazia di razza e di potenza, culminata nel disprezzo per le razze e nel feroce antisemitismo.
I nazisti riescono a tessere quella trama ingannevole che consentì loro di farsi portavoce e difensori della loro razza superiore, riprendendo anche l'hegeliano concetto di stato.
Per Hegel, lo stato è la più alta rivelazione dello spirito universale ed ha un diritto supremo nei confronti dell'individuo, ed è soprattutto in questo senso che il suo pensiero venne strumentalizzato per la formazione ideologica del Terzo Reich. Di certo, poi i tedeschi si sono adoperati per avvalorare l'hegeliano concetto di coscienza infelice, ovvero quel destino d'infelicità che per il filosofo è toccato in sorte agli Ebrei, con ogni genere di atrocità.
Ad ogni modo il filosofo che venne maggiormente strumentalizzato fu Wilhelm Frederich Nietzsche.
Il nazismo degli anni trenta ne fece uno dei propri teorici anche grazie alla sorella di Nietzsche, Elizabeth, simpatizzante di Hitler, che non ebbe grandi difficoltà a manipolare pagine e frammenti di scritti del fratello, piegandoli agli oscuri scopi del Furher, a quell'ideologia che esaltava la forza e la superiorità del popolo tedesco. È così dunque che il concetto del superuomo di Nietzsche viene mistificato, ingiustamente interpretato in chiave razzista. Visione che tradisce completamente il pensiero del filosofo che mai era stato antisemita e che anzi aveva polemizzato apertamente contro l'antisemitismo nell'opera Umano, troppo umano.
Manipolazioni e false interpretazioni hanno così stravolto il pensiero filosofico, distorcendo teorie che in realtà nulla hanno a che fare con l'ideologia nazista.
Forse il filosofo che si è realmente avvicinato alla formazione ideologica nazista è il celebre Heidegger che, nell'Appello agli studenti tedeschi, proclama il naziolsocialismo "realtà dell'oggi e del domani”, anche se si allontanerà ben presto da tale ideologia, mostrando il fondamento nichilistico del nazismo.
Il naziolsocialismo fu condannato in ogni sua pretesa di verità nell'opera Le origini del totalitarismo della filosofa Hanna Arendt, ove stalinismo e nazismo vengono  riconosciuti come fenomeni con atteggiamenti analoghi, per la prima volta.
In queste pagine vibra così fortemente un trasalimento, un dolore profondo davanti all'infamia nazista e nitida è l'immagine dell'orrore e dell'atroce sofferenza provata per lo sterminio di più di sei milioni di esseri umani.

Teresa Giordano