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Intervista a Vittorio Gallichi "salvi grazie ai Torani"


Quando e perché, signor Gallichi, ha deciso di raccontare i fatti successi a Tora?
Dopo la fine della guerra non volevo più sentir parlare di campi di concentramento, ebrei, nazisti, guerra. Mi procurava dolore ricordare quei momenti, quei giorni. Ma una volta andato in pensione circa due anni fa, ho deciso di ricordare questa storia perché volevo ringraziare i torani per quello che avevano fatto per noi ebrei. Quindi ne parlai con studiosi di storia e presi contatto con i cittadini di Tora e infine scrissi una lettera al Presidente della Repubblica che mi rispose consegnando a Tora una medaglia d’argento al valore civile il 27 gennaio 2005.

Come mai lei e la sua famiglia vi trovavate a Tora?
A causa delle persecuzioni contro gli ebrei e dei bombardamenti dovemmo lasciare Napoli e trasferirci in un luogo più tranquillo. Mio padre, parlando con un suo amico, venne a sapere di un piccolo paese in provincia di Caserta, Tora. Così andammo anche noi.

Il fatto di essere tenuti nascosti a Tora vi ha fatto vivere con l’ansia e il terrore di essere denunciati e catturati?
No, c’era piena fiducia nei confronti dei torani in quanto non hanno mai tenuto in considerazione le leggi razziali, addirittura il brigadiere del paese mi chiedeva in prestito la bicicletta, pur sapendo che ero ebreo. Nessuno dei torani ha fatto la spia, ci siamo salvati tutti

Ci sono stati momenti di particolare paura e di maggior pericolo in quei lunghi mesi del 1943?
Si, ci sono stati momenti di estremo pericolo. Per esempio quando mio padre fu preso dai soldati per lavorare nei campi dove si dovevano riempire le buche delle bombe. Fortunatamente mio padre parlava un po’ di tedesco, quindi riuscì a dire ai soldati che era malato e che doveva andare a casa a prendere la medicina. Ebbe il permesso, andò a casa e si mise a letto con il termometro. Quando arrivarono i tedeschi, mia madre che parlava bene il tedesco, disse che mio padre era malato di una malattia gravissima e contagiosissima, la tubercolosi, e che aveva la febbre alta. I tedeschi se ne andarono e lui riuscì a salvarsi.

Voi ebrei non avete mai pensato che i torani vi stessero ingannando?
No perché c’era un bel rapporto con loro, eravamo tutti amici ed avevamo una grande fiducia in loro, non ci avrebbero mai tradito. Tora è stato ed è ancora un paese straordinario. Ci accolsero nelle loro case e divisero con noi quello che avevano.

I torani si sono mai sentiti superiori agli ebrei?
La parola ebreo a quel tempo era spregevole, rappresentava un’offesa, ma a Tora i torani non ci hanno fatto mai sentire inferiori

Cosa vi hanno proibito le leggi razziali del 1938?
Ci hanno privato di tante cose: la scuola, la radio, il lavoro di mio padre, il telefono.

Come ha reagito dopo aver saputo che non poteva più andare a scuola, che la sua famiglia non poteva possedere il telefono, la radio e frequentare locali pubblici?
Inizialmente, poiché ero ragazzo, ho considerato non andare a scuola una fortuna, ma poi vedendo che tutti i miei amici ci andavano, mi sentivo escluso. È stato terribile quando con mio padre abbiamo dovuto portare in questura la radio che era il mio unico svago. Dopo un po’ mia nonna mi regalò una radio a galena con le cuffie… dopo un po’ di tempo tutti i ragazzi del palazzo ne avevano una.

Perso il lavoro, come vi guadagnavate da vivere?
Intestammo un negozio di bottoni ad una parente di “razza ariana” e per un po’ ci arrangiammo

Com’è riuscito a conservare la sua religione dopo tutto quello che le ha causato?
Ci sono riuscito anche perché la mia famiglia non era molto osservante. Io infatti, dico solo poche preghiere, che ho imparato da mia nonna e il sabato vado alla sinagoga. A farmi sentire ebreo sono soprattutto le tradizioni

Secondo lei i tedeschi compivano quelle azioni orribili perché era loro dovere in quanto avevano ricevuto degli ordini o perché provavano odio nei confronti degli ebrei?
Per esperienza personale potrei dirti anche di no, non provavano odio, pur essendo la personalità di un tedesco fredda e spietata. Però in fin dei conti l’odio era inculcato da Hitler che faceva il lavaggio del cervello ai tedeschi.

Si ricorda in che modo veniva fatta la propaganda contro gli ebrei?
Me ne ricordo una in particolare. Durante quegli anni era in programmazione nelle sale cinematografiche un film che si chiamava”Judisches Schwein”(il male ebraico) che tutti andavano a vedere. In questo film il protagonista, ebreo, veniva presentato come un uomo spregevole, così si spiega il titolo del film.

Cosa faceva durante la giornata a Tora, lei che era un ragazzo di 14 anni?
Andavo girando con la bici per il paese, oppure andavo dalla baronessa Falco che mi offriva i biscotti.

Cosa ha fatto dopo che è finita la guerra?
Siamo andati a casa della baronessa Falco e tutti insieme, anche con gli altri abitanti di Tora abbiamo festeggiato sulla terrazza.

Sappiamo che ultimamente è tornato a Tora, che effetto le ha fatto camminare per le strade del paese che le ha salvato la vita?
Ho provato una forte emozione nel ripercorrere quelle vie e ringraziare le persone che mi sono state vicine in quel brutto periodo della mia vita.

Cosa ha provato quando il Papa Giovanni Paolo II ha chiesto scusa agli ebrei per l’indifferenza mostrata alla chiesa durante le persecuzioni razziali?
Ho provato certamente una grande emozione. Giovanni Paolo II ha significato molto per il mio popolo anche quando ha cancellato il pregiudizio che il mondo aveva nei confronto degli ebrei.

Qual è il messaggio che vorrebbe comunicare a noi giovani?
Il messaggio che vi vorrei comunicare è quello di evitare ogni forma di razzismo e di ghettizzazione e non dimenticare le tante vittime che ha causato il concetto della superiorità della razza “ariana” sulle altre, definito dalle leggi razziali.

Anna Salemme (giornalista)
Alessandro Salemme (Vittorio Gallichi)