Questo sito è stato creato per rendere accessibili a tutti i visitatori gli elaborati prodotti dalle classi Quinte del Liceo S.Pizzi di Capua in occasione della Giornata del Ricordo e del Giorno della Memoria

Razzismo e Pregiudizio


Alla vigilia della seconda guerra mondiale vivevano in Europa nove milioni di ebrei.
Più di cinque milioni di ebrei vengono eliminati in nome dell’ideologia hitleriana secondo cui il tedesco è di razza superiore e deve liberarsi da tutti i vincoli che lo opprimono. L’esistenza di ogni individuo è subordinata alla sua appartenenza razziale che determina, in modo immutabile, il suo posto nella gerarchia dei popoli e il suo destino. In fondo alla gerarchia si trova l’ebreo, contro il quale Hitler manifesta un odio esasperato. Il suo fanatismo avrà una parte di primo piano nella persecuzione antisemita. Egli definisce gli ebrei “esseri dal sangue impuro” che costituiscono una razza negativa, incapaci di una qualsiasi attività creatrice. Anzi, minano le basi morali, politiche ed economiche dei popoli in cui vivono per poterli asservire.
Agli ebrei vennero rivolte tre pesanti accuse: li si sospettava di rubare le ostie ai cristiani per profanarle; si raccontava che rapivano i bambini cristiani e li uccidevano per raccoglierne il sangue, usato nella preparazione del pane azzimo; e gli si imputava infine di avvelenare pozzi per diffondere epidemie. I giudei, dunque, come esseri pericolosi, come sporchi ebrei antifascisti,  come ammorbati da tare genetiche.. i giudei: La Razza Inferiore.
Il führer, nei confronti degli ebrei, nutriva sentimenti razzisti e antisemiti. Ma cosa vogliono rappresentare davvero tali concetti?
I termini razzismo e antisemitismo indicano fenomeni tra loro connessi, ma non identici. Il razzismo è un’ideologia che afferma la divisione degli uomini in razze e la superiorità di una razza sulle altre. L’antisemitismo è un’ideologia ostile agli ebrei, cui vengono attribuite una serie di caratteristiche negative e la responsabilità di molti mali esistenti nella società. Le spiegazioni di questo fenomeno da parte delle scienze sociali sono state varie. Secondo gli studiosi esse possono essere divise fra spiegazioni socio-politiche (per cui gli ebrei vengono individuati come bersagli della protesta sociale) psico-analitiche (secondo le quali l’antisemitismo è una forma di psicosi collettiva) e ideologiche (per cui questo atteggiamento è frutto dell’ideologia razziale). Entrambe queste ideologie portano con sé l’attuazione di comportamenti violenti e discriminatori ed entrambe hanno avuto particolare sviluppo in Europa a partire dalla metà dell’ 800, benché le loro radici siano più lontane.
Hitler si dedicò particolarmente alla persecuzione dei giudei (l’antisemitismo) basandosi sulle pseudodifferenze di tipo razziale fra gli ebrei e gli altri popoli riguardante aspetti somatici, psicologici, sociali e morali che sancivano la loro estraneità. Alla base di questa propaganda stava un ritratto psico-sociale dell’ ebreo, descritto anzitutto come dotato di specifiche caratteristiche psicologiche: vittimista, servile, vile, astuto, dotato di smodati appetiti sessuali, ambiziosi e pronto al tradimento. Questi aspetti caratteriali venivano utilizzati per alimentare una teoria sul comportamento sociale dei giudei.
La disapprovazione delle teorie della razza e l’orrore per i crimini nazisti, contrariamente a quanto riteneva l’opinione pubblica all’indomani della seconda guerra mondiale, non hanno segnato la fine del ciclo storico del razzismo.
Abbandonate le vecchie argomentazioni “biologiche” del razzismo, esso ha preso spunto dall’ esasperazione delle differenze culturali. In modi diversi i fondamentalismi religiosi e il nazionalismo a base etnica, così come l’ostilità contro gli immigrati diffusa nelle grandi metropoli europee, postulano l’impossibilità della convivenza tra popolazioni distinte insediate sullo stesso territorio, negandone l’assimilabilità in favore di nuove pratiche di separazione ed esclusione.
Gli studiosi delle scienze sociali però sottolineano l’esistenza di una sola razza, la Razza Umana all’interno della quale si distinguono diverse etnie, e NON razze aventi una propria cultura.
La “soluzione finale” della questione ebraica, la decisione cioè di sterminare tutti gli ebrei, progettata ed in parte realizzata dal regime nazista, costituisce tuttavia un evento storico unico. Imparagonabile ad ogni massacro avvenuto prima e dopo. Lo sterminio ebbe infatti nell’atto stesso della distruzione di un popolo, identificato come una razza, il proprio obiettivo esclusivo. Ragioni che fanno di Auschwitz il punto di non ritorno per ogni discorso sulla razza.
 “Questi ricordi non sono semplici indumenti, qualcosa di cui ci si può spogliare e mettere nell’armadio. Sono incisi nella nostra pelle! Non possiamo liberarcene.”  E’ così che conclude il suo romanzo, Ho sognato la cioccolata per anni,  Trudi Birger, ragazzina, ormai donna, sopravvissuta agli orrori dell’olocausto grazie al suo coraggio, alla fiducia, all’intraprendenza e alla sua incrollabile speranza… ma anche al grande amore che la legava a sua madre: la devozione reciproca è stato ciò che le ha tenute in vita.  Allo stesso modo ne parla Annette Wieviorka in Auschwitz spiegato a mia figlia,  quando la piccola Mathilde le chiese cosa fosse quel numero inciso sul braccio della loro amica di famiglia Berthe.
Questi sono solo due degli infiniti romanzi dedicati alla storia dell’olocausto, della deportazione, ghettizzazione e dello sterminio degli ebrei, della Shoah. Tutto questo per far conoscere ai posteri le atrocità compiute nei campi di sterminio, per far si che tutto ciò non si ripeta. Per ricordare.
“Per ricordare che non siamo responsabili delle vittime, ma responsabili di fronte alle vittime di ogni esclusione, ieri come oggi.”

Annamaria Zaza